venerdì 11 marzo 2011

Hermann Hesse: Eleanor

Le sere d'autunno mi ricordano te. 
I boschi giacciono bui, il giorno si scolora 
ai bordi dei colli in rosse aureole. 
In un casolare vicino piange un bimbo. 
Il vento se ne va a passi tardi 
attraverso i tronchi a raccogliere le ultime foglie. 

Poi sale, abituata ormai da lungo ai torbidi sguardi, 
l'estranea solitaria falce di luna 
con la sua mezza luce da terre sconosciute. 
Se ne va fredda, indifferente, per il suo sentiero. 
La sua luce avvolge il bosco, il canneto, lo stagno 
e il sentiero con pallido alone melanconico. 
Anche d'inverno in notti senza luce 
quando alle finestre vorticano danze di fiocchi 
e il vento tempestoso, ho spesso l'impressione di guardarti. 
Il piano intona con forza ingannevole 
e la tua profonda e cupa voce di contralto 
mi parla al cuore. Tu la più crudele delle belle donne. 

La mia mano afferra alle volte la lampada 
e la sua luce tenue posa sulla larga parete. 
Dalla antica cornice la tua immagine oscura guarda 
mi conosce bene e mi sorride, stranamente. 
Ma io ti bacio mani e capelli 
e sussurro il tuo nome. 

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