lunedì 29 novembre 2010
Mario Luzi: Alla madre
Forse, infranto il mistero, nel chiarore
del mio ricordo un'ombra apparirai,
un nonnulla vestito di dolore.
Tu, non diversa, tu come non mai:
solo il paesaggio muterà colore.
In un nembo di cenere e di sole
identica, ma prossima al candore
del cielo passerai senza parole.
Io ti vedrò sussistere nel vago
degli sguardi serali, nel ritardo
dei fuochi che si spengono in un ago
di luce rossa a cui trema lo sguardo.
del mio ricordo un'ombra apparirai,
un nonnulla vestito di dolore.
Tu, non diversa, tu come non mai:
solo il paesaggio muterà colore.
In un nembo di cenere e di sole
identica, ma prossima al candore
del cielo passerai senza parole.
Io ti vedrò sussistere nel vago
degli sguardi serali, nel ritardo
dei fuochi che si spengono in un ago
di luce rossa a cui trema lo sguardo.
© Mario Luzi, Un brindisi, Sansoni, Firenze 1946
domenica 28 novembre 2010
Pedro Salinas: “La voce a te dovuta” XXXIX
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire con domande, con carezze,
quella solitudine immensa d'amarti solo io.
giovedì 25 novembre 2010
mercoledì 24 novembre 2010
Dante: Pia de' Tolomei
«Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via»
seguitò ‘l terzo spirito al secondo,
«ricorditi di me che son la Pia:
Siena mi fe’; disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma».
(Purgatorio V, 130-136)
martedì 23 novembre 2010
John Keats da “Lettera a James Rice” 14-16 febbraio 1820
«È sorprendente, ma l'idea di lasciare questo mondo rende ancora più profondo in noi il senso delle sue bellezze naturali… penso ai prati verdi, medito con il più grande affetto su ogni fiore che conosco dall'infanzia. Le loro forme e i loro colori mi sembrano così nuovi, quasi li avessi appena creati io con fantasia sovrumana. Probabilmente è perché sono legati ai momenti più felici e ingenui della nostra vita. Ho visto fiori di paesi stranieri delle specie più meravigliose nelle serre, eppure non me ne importa un fico secco. Gli unici fiori che voglio vedere sono i semplici fiori della nostra primavera.»
lunedì 22 novembre 2010
Anne Brontë: NOTTE
Amo l'ora silente della notte,
perché un sogno felice nasce allora,
rivelando alla mia vista incantata
ciò che il mio occhio sveglio non adora.
E può il mio orecchio udire anche la voce
che da tempo la morte ha soffocato;
l'afflitta solitudine in un grato
impeto di speranza si tramuta.
Fredda giace da anni nella tomba
la creatura che amavo contemplare;
soltanto il sogno, a notte, come viva
può farlo dolcemente ritornare.
domenica 21 novembre 2010
«Bright Star» (John Keats)
Fotogramma dal film "Bright Star" di Jane Campion. |
Fulgida stella, fossi fermo come tu lo sei
ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte,
a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno,
come paziente di natura, insonne eremita,
le mobili acque al loro dovere sacerdotale
di puro lavacro intorno a rive umane,
oppure guardare la nuova maschera dolcemente caduta
della neve sopra i monti e le pianure.
No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento,
vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore,
sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi,
sempre desto in una dolce inquietudine
a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato,
e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte.
ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte,
a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno,
come paziente di natura, insonne eremita,
le mobili acque al loro dovere sacerdotale
di puro lavacro intorno a rive umane,
oppure guardare la nuova maschera dolcemente caduta
della neve sopra i monti e le pianure.
No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento,
vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore,
sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi,
sempre desto in una dolce inquietudine
a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato,
e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte.
«Vorrei sedermi vicino a te in silenzio» (Tagore)
Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,
ma non ne ho il coraggio: temo che
il mio cuore mi salga alle labbra.
Ecco perché parlo stupidamente e nascondo
il mio cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore per paura
che tu faccia lo stesso.
ma non ne ho il coraggio: temo che
il mio cuore mi salga alle labbra.
Ecco perché parlo stupidamente e nascondo
il mio cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore per paura
che tu faccia lo stesso.
«Orribil furon li peccati miei; / ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei.» (Purgatorio III, 121-123)
La prima schiera di anime che Dante e Virgilio incontrano sulle pendici del purgatorio, è quella degli scomunicati, morti senza essersi riconciliati con la chiesa, e salvi perché pentiti all’ultimo momento della vita. I pentiti dell’”ultima ora”, divisi in diverse categorie, abitano una prima zona del monte, che può definirsi antipurgatorio, dove attendono un dato tempo prima di entrare nel purgatorio vero e proprio ad espiare i loro peccati. Questa singolare invenzione dantesca vuole sottolineare da una parte l’infinità della misericordia divina, pronta ad accogliere tra le sue braccia chiunque si rivolga a lei (vv. 122-123), anche all’ultimo istante; dall’altra il fatto che la giurisdizione ecclesiastica non può decidere in ultima istanza della sorte eterna dell’uomo, ma il suo decreto può esser superato dal rapporto diretto del cuore umano con Dio: anche nel caso più grave – quello della scomunica papale – anche quando i peccati commessi sono “orribili”, come è il caso di Manfredi, un sincero moto di pentimento basta alla salvezza eterna.
La figura scelta qui da Dante, quella di Manfredi di Svevia, uno dei personaggi più potenti del tempo e più gravemente condannati dalla Chiesa, è come l’emblema, posto all’apertura della cantica, di quel supremo valore – incontro tra misericordia e umiltà – che i passi evangelici del Figliuol prodigo e del Buon ladrone insegnano e che la Divina Commedia, ad essi ispirata, tramanda con la forza della poesia.
venerdì 19 novembre 2010
giovedì 18 novembre 2010
Solitudine
«In ognuno, c’è qualcosa che non sarà mai compreso da nessuno. Questo qualcosa è la causa stessa della nostra solitudine, della solitudine che ci è connaturale. È questa solitudine rudimentale che dobbiamo accettare in primo luogo.» (Madeleine Delbrêl)
mercoledì 17 novembre 2010
martedì 16 novembre 2010
Vincenzo Cardarelli: "Abbandono"
«Siamo qui, nell'oscurità, sospesi tra la poesia delle lucciole e il fuoco divampante delle stelle.»
«Non lasciare che la paura di perdere t'impedisca di partecipare.»
lunedì 15 novembre 2010
"Sonno" di Rabindranath Tagore
«Nel tuo sonno, al limite dei sogni, aspetto guardando in silenzio il tuo viso, come la stella del mattino che appare per prima alla tua finestra. Con i miei occhi berrò il primo sorriso che, come un germoglio, sboccerà sulle tue labbra semiaperte. Il mio desiderio è solo questo.»
domenica 14 novembre 2010
«Come l'onda non esiste di per sé, ma è sempre partecipe del moto dell'oceano, cosi non possiamo mai sperimentare la vita da soli, ma dobbiamo sempre spartire l'esperienza della vita che opera ovunque intorno a noi.»
venerdì 12 novembre 2010
«Non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo, ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio.»
Un legame speciale intercorreva tra Madre Teresa di Calcutta, la "matita" di Dio, e Giovanni Paolo II, mi è piaciuto pertanto ricordarli insieme |
giovedì 11 novembre 2010
mercoledì 10 novembre 2010
martedì 9 novembre 2010
«Quando in un libro, di poesia o di prosa, una frase, una parola, ti riporta ad altre immagini, ad altri ricordi, provocando circuiti fantastici, allora, solo allora, risplende il valore di un testo. Al pari di un quadro scultura o monumento quel testo ti arricchisce non solo nell'immediato ma ti muta nell'essenza.»
lunedì 8 novembre 2010
domenica 7 novembre 2010
LA PORTA DELL'INFERNO
«PER ME SI VA NELLA CITTA' DOLENTE, / PER ME SI VA NE L’ETERNO DOLORE, / PER ME SI VA TRA LA PERDUTA GENTE. / GIUSTIZIA MOSSE IL MIO ALTO FATTORE: / FECEMI LA DIVINA POTESTATE, / LA SOMMA SAPIENZA E ‘L PRIMO AMORE. / DINANZI A ME NON FUR COSE CREATE / SE NON ETERNE, E IO ETERNA DURO. / LASCIATE OGNI SPERANZA, VOI CH’ENTRATE.» (Inferno III, 1-9)
sabato 6 novembre 2010
venerdì 5 novembre 2010
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