«I sapienti sono come spighe di grano: finchè sono vuote si alzano diritte e fiere; ma appena sono colme di chicchi, cominciano ad abbassare la testa.»
(Michel de Montaigne)
Questa estate che ci siamo lasciati alle spalle da poco, ho avuto finalmente il tempo per scoprire, almeno in parte, il pensiero di san Tommaso d'Aquino attraverso due testi divulgativi che mi hanno fatto pensare alle parole di Dante "come accade quando di un cibo si è sazi e di un altro resta ancora il desiderio" (Pd III). Tommaso infatti, grande santo e pensatore, non basterebbe forse una vita per gustarlo tutto pienamente e ne resta sempre la fame.
Perdonatemi questo breve episodio biografico per spiegare perchè a san Tommaso mi piace dedicare questo pensiero tratto dai "Saggi" dello scrittore e moralista francese del Cinquecento Michel de Montaigne. Poichè san Tommaso d'Aquino fu di certo il più grande dotto del suo tempo e uno dei massimi di ogni tempo, eppure ancora oggi viene spesso dimenticato e durante la sua vita volle sempre e solo studiare e servire e mai volle dare spettacolo della sua magnifica sapienza. L'immagine adottata è molto efficace ed è tratta dalla vita in campagna, mediante uno sguardo veloce e immediato. Le spighe vuote e leggere si levano in alto, ondeggiano festose sopra la distesa delle spighe colme di chicchi che invece si piegano e si nascondono.
La parabola è limpida: chi continua a segnalarsi, a stare sulla cresta dell'onda, ad amare la visibilità, il primo piano, la notorietà è spesso fatuo e vacuo. Basti solo pensare ai personaggi televisivi, quei "famosi" che svettano dappertutto ma che per fortuna sono destinati a essiccarsi ben presto senza lasciare traccia. Il sapiente ama la riflessione pacata, la quiete, il silenzio e l'umile nascondimento, convinto com'è che il seme della saggezza è destinato a durare attraverso la sua fecondità, generando dopo di sè altra vita. Ai nostri giorni, scanditi dalla legge dell'apparire, questo atteggiamento di serietà può essere anche perdente. Ma è la storia ad esaltarlo ed è la coscienza a giustificarlo.
Cantava il poeta T.S. Eliot nei suoi "Quattro quartetti": «L'unica saggezza che possiamo sperare di acquistare / è la saggezza dell'umiltà».
...è vero...sin quando sei giovane...è la speranza di conquistare il mondo...e quindi sei sempre con la testa alzata...appena inizi a capire la misura del tempo...sulle tue spalle...anche la testa si abbassa...la umiltà...la riflessione...la coscienza della vita e la sua conoscenza...ti fanno abbassare l'orgoglio e la supponenza...e la vita profondamente meditata e curata con la conoscenza di essa...ti rendono semplici...e non appariscente...e in modo particolare se conosci la storia di Cristo..e hai la sua luce...che è la Fede...
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